Gli adolescenti sono persone particolari: in qualche modo aspirano ad avere pensieri e giudizi propri, ma insieme dipendono ancora da quelli dell’adulto, e non vorrebbero che fosse così, per cui temono più dei bambini il parere e il giudizio dei genitori e degli adulti in genere. La tentazione dell’adulto è di correggere ogni idea ritenuta sbagliata, mentre è importante che l’adolescente faccia esperienza diretta almeno di alcuni dei suoi errori, senza per questo perdere il supporto e la presenza dei genitori e soprattutto: senza perderne la fiducia.
Quando i figli adolescenti vi riferiscono o mostrano certi stati emotivi, in particolare se sono spiacevoli, cominciate con l’ascoltarli:
- Sedetevi, prendete un po’ di tempo, fermate per un attimo le cose che eventualmente stavate facendo (o stabilite un momento successivo in cui avete tempo per farlo)
- Guardateli in viso e ascoltateli in silenzio
- Non interrompeteli e non giudicateli
- Non sentitevi in dovere di dare una risposta di qualsiasi genere. Ascoltare è già di per sé un modo prezioso di rispondere.
- Ascoltate in silenzio e chiedetevi sempre: che cosa c’è nella sua mente? Questa è la Domanda-base, ovvero: Come vive questa cosa? Come vede il mondo dal suo punto di vista?
Non è necessario né opportuno tacere tutto il tempo: cercate anche di sfruttare le sue pause per riferirgli quello che vi sembra sia il suo stato mentale. Chiamiamo “riscontro” questa particolare risposta, nel senso che dà riscontro al figlio sul fatto che lo state comprendendo.
Validare o invalidare
Ecco alcuni atteggiamenti che possono aiutare a muoversi verso una maggiore validazione:
-
Cercate di capire il mondo nel modo in cui il figlio lo vede (validazione), e non come lo vedete voi o a come vorreste che il figlio lo vedesse
-
Rispettate ciò che sente e ciò che pensa: dentro le sue scarpe tutto questo ha un senso, non necessariamente giusto in assoluto, ma ha un senso: questa è validazione, mentre affermazioni come “è stupido o sbagliato sentirsi così” sono invalidanti
-
Non giudicate troppo presto ciò che il figlio dice e non discutete adesso se le sue affermazioni sono coerenti o logiche
-
Non sottolineate troppo i vostri valori e non fare “la morale”: cercate piuttosto di capire quale sia la logica secondo la quale sente e pensa in questo modo
-
Non cercate di dare consigli né soluzioni né pareri prima di aver capito bene cosa sente e pensa
- Ricordate che “validare” non significa “dare ragione” ma solo dare valore all’esperienza concreta e emotiva dei vostri figli. In pratica state dicendo loro nei fatti che sono “grandi”.
Mettere in pratica
Prima di tutto ascoltate, ascoltate, ascoltate ancora. Poi, utilizzando le pause e i silenzi del figlio, riassumete semplicemente quello che vi sembra stia dicendo con le parole, con i gesti, l’espressione… Con una formula semplice:
«Ti senti (o Sei) ……………. perché ……………..»
Oppure:
«Stai dicendo che sei …………… perché…………….»
Questo genere di risposte dovrebbe contenere un messaggio nascosto di fondo: «qualunque persona, se fosse nei tuoi panni adesso, si sentirebbe in modo simile e avrebbe impulsi simili.»
Esempio 1
Una figlia torna da scuola raccontando di un brutto voto del tutto inatteso. Voi potreste rispondere inizialmente con: «Sei delusa perché hai studiato molto ma hai preso un brutto voto»
Non utilizzate risposte del tipo: «eh non sempre si ottengono i risultati che si vogliono» «forse ti sarà sembrato di aver studiato molto» perché non rispondono alla Domanda-base. Altro esempio di risposta invalidante: «inutile sentirsi così, bisogna studiare e basta»
Esempio 2
Un figlio racconta che tutti gli amici vanno a una festa, facendo capire che lui ne è dispiaciuto. Voi: «Sei triste perché non sei stato invitato alla festa»
Non utilizzate risposte del tipo: «non è che per caso gli hai fatto qualcosa?» «non si può essere simpatici a tutti» «non devi essere triste per questo» perché sono invalidanti e non rispondono alla Domanda-base: che cosa c’è nella sua mente?.
Se il figlio dichiara (o manifesta senza le parole) solo un sentimento, ad esempio: «Sono arrabbiato nero» (oppure gesti d’ira)
Risposta: «Lo vedo. (o: ti vedo arrabbiato). Ti è successo qualcosa di brutto (oppure spiacevole, o la parola che ritenete più adatta)» In questo modo lo invitate a raccontare senza forzature o interrogatori.
E poi?
Qualcuno potrebbe sentirsi insoddisfatto, fin qui, pensando che tutto questo sia poco, pochissimo, di fronte ai grandi problemi. In realtà non è affatto poco: un adolescente che si sente compreso è più disposto ad ascoltare e ha più coraggio di crescere e fare cambiamenti. Tuttavia è vero che ci sono ancora azioni significative da fare, dopo un buon ascolto. Vediamole:
-
Prendete in parola i suoi tentativi di autonomia, e fategli capire che siete con lui. Cercate di vedere il mondo per la prima volta assieme a lui. Ovvio, voi lo avete già visto, il mondo, ma il vostro mondo non è il suo.
-
Non date limiti ai suoi pensieri e alle sue emozioni (tanto non potreste); semmai, date limiti chiari al suo comportamento.
-
Prendetevi il diritto di avere vostri sentimenti, e dichiarateli apertamente. Ad esempio, molto meglio dire al figlio che siete in ansia per lui, piuttosto che nascondervi e rimproverarlo per non essere lui in ansia.
-
Non mettetevi in una guerra senza quartiere contro la sua dipendenza da voi. L’autonomia non si può imporre, ma solo promuovere, e uno dei modi per farlo è mostrarsi comprensivi con i residui di dipendenza che gli adolescenti hanno talvolta.
