Separarsi… come fare con i figli?

La fine di una coppia è un processo complicato e tremendamente diverso da caso a caso, ma vale la pena di raccogliere qualche indicazione essenziale e di valenza generale su come comportarsi con i figli nelle prime fasi di questo processo, ovvero nel momento in cui si separano le abitazioni e si comunica ai bambini lo stato delle cose.

1. Prima di iniziare è necessario che i due genitori abbiano già stabilito insieme le scelte essenziali (luogo di residenza dei figli, modalità di gestione del tempo, ecc.). Tali scelte andranno poi raffinate e perfezionate nel tempo (vedi punto 10).

2. Si sceglie un momento opportuno, a casa, con sufficiente tempo davanti e nessuna scadenza ravvicinata, e i due genitori insieme aprono il discorso coi figli.

3. Le prime informazioni da fornire sono gli avvenimenti concreti che accadranno tra breve: a titolo di esempio, “il papà abiterà in una nuova casa, e voi starete con lui in questa e questa modalità con questi tempi, per il resto rimarrete qui con la mamma come al solito… ecc”. Riguardo al “perché” questo accade, aspettate prima di tutto le domande dei bambini, e fornite risposte idonee alla loro età, e all’età del più piccolo se ci sono più figli (ai più grandi si possono annunciare altri spazi per rispondere meglio in privata sede alle loro domande).

4. È probabile che le prime domande dei figli siano più simili a “e a me cosa succede? Io con chi sto? Chi mi porta a scuola?” e solo in un secondo tempo nascano i perché e le altre reazioni emotive. In ogni caso il vostro compito è rispondere alle domande dei figlie non a quelle che vorreste che vi facessero o avete immaginato che avrebbero fatto.

5. Può essere una buona idea programmare assai presto una visita alla eventuale nuova casa del coniuge che lascia l’appartamento di famiglia. I bambini hanno bisogno di concretezza e di cose tangibili da percepire.

6. Ricordate che è più importante rassicurare i bambini sul loro destino e sugli aspetti di continuità con la situazione precedente, piuttosto che fornire lunghe spiegazioni delle ragioni della separazione, ragioni che talvolta non sono affatto chiare nemmeno ai due genitori.

7. Quando siete a contatto coi bambini cercate di vedere le cose coi loro occhi, piuttosto che con i vostri. Ci saranno aspetti della “nuova vita” che risulteranno amari o dolorosi per voi come genitore, ma non necessariamente per i bambini, e viceversa. Nel momento in cui dovete fare scelte per i vostri figli, è importante distinguere ciò che è positivo per voi da ciò che lo è per loro, e scegliere di conseguenza. Ovvio che dovrete tenere anche conto della vostra capacità di tener fede a scelte che comportano qualche vostro sacrificio.

8. Una volta entrati nella fase manifesta, in cui tutti in famiglia sono al corrente della nuova situazione, il grande lavoro che tocca a entrambi i genitori è quello di ascoltare, rispondere alle domande, contenere le emozioni dei figli. Occorre inoltre dare loro rassicurazioni che nonostante l’accaduto resterete i loro genitori e li amerete come prima. Queste rassicurazioni vanno date soprattutto quando richieste dai bambini, e non devono diventare un tormentone da ripetere fuori contesto. Ricordate anche che la miglior rassicurazione non si dà con le parole ma con i fatti.

9. Accogliete senza giudizi qualsiasi reazione da parte dei figli, incluso il caso di “nessuna reazione” e/o di chiusura. Quando le reazioni non sono visibili, accettate la cosa e aspettate; resistete alla tentazione di “dare una lettura” al silenzio dei figli, tipo “sta male ma non lo dice”, o viceversa “adesso sta meglio perché prima della separazione soffriva”; banalmente, un silenzio è un silenzio, e non è bene attribuirgli il significato che appare “logico” o “desiderabile”. I bambini, in particolare, vanno soggetti a vere fasi di latenza in cui non hanno nessuna reazione e sembrano davvero non aver “registrato” l’accaduto. Restate in ascolto e siate disponibili e discreti (specie con gli adolescenti), e utilizzate le occasioni fornite dai figli per esprimervi. Con i più piccoli è opportuno essere in certi casi più attivi e iniziare autonomamente il discorso, ma sempre con moderazione e sulla base dell’osservazione concreta degli stati d’animo dei bimbi.

10. Le scelte operate all’inizio (dove, quanto, con chi stanno i bambini, ecc.) vanno poi revisionate con attenzione ai bisogni dei figli, valutando i loro stati d’animo e bisogni, e in funzione di questo operare scelte senza interpellare i bambini in modo diretto su “quando vuoi vedere papà?”, “questa settimana vuoi restare a dormire o no?”. Dovete aiutarli a creare una nuova routine. Se lasciate loro l’onere della scelta su queste cose, inevitabilmente si bloccheranno di fronte al dilemma: “se decido X dispiacerà alla mamma, se decido Y dispiacerà a papà”. Ecco perché le decisioni finali debbono tenere conto dei bisogni e dei vissuti dei bimbi ma devono essere prese dagli adulti. Naturalmente col crescere dell’età nascono nuove autonomie e un sedicenne potrà permettersi più agilmente di prendere lo scooter e andare da una casa all’altra in base ai suoi bisogni.

11. Se è vero che la separazione comporta quasi inevitabilmente vissuti di perdita, di rottura, di fallimento e colpa, ricordate che i figli conserveranno nella loro intimità soprattutto ciò che ciascun genitore ha fatto verso di loro e solo in seconda istanza gli altri aspetti (pre e post separazione). Semplificando un po’, ricordate che il primo esempio di amore che i figli apprendono non è quello tra i genitori ma quello che ricevono i figli stessi da ciascun genitore. Ciò non significa che la relazione di coppia tra i genitori sia invisibile o irrilevante, ma essa acquista via via maggior peso col crescere dei figli. In adolescenza arriva quasi inevitabilmente il momento in cui i figli si interrogano su quale genere di amore intercorra (o sia intercorso, se separati) tra i loro genitori. Per alcuni adolescenti in particolari fasi di vita appare rilevante riflettere sull’idea che almeno quando sono stati concepiti i loro genitori si amassero.