Quando un bambino si trova nella condizione di vivere una perdita di un genitore (e per estensione una persona cara e vicina, un nonno, ad esempio), ci sono due punti essenziali su cui presto o tardi il bambino dovrà essere informato:
- Il genitore morto non tornerà più
- Il suo corpo è stato seppellito o cremato
Non si crea altro che confusione e patologia nascondendo o dissimulando ai figli in tenera età la morte di un genitore e scoraggiando esplicitamente o implicitamente ogni espressione di dolore.
Un altro errore è quello di non mostrare ai figli le proprie espressioni di dolore, ad esempio non mostrarsi mai piangenti o disperati, temendo che nuocciano ai bambini. In realtà sembra che produca più danni il nascondere il proprio dolore, che non mostrarlo.
Occorre invece esprimere e favorire l’espressione dei figli, rispetto ai sentimenti causati dalla morte, e accettare di buon grado tutte le loro domande, fornendo risposte semplici e veritiere.
I dati mostrano che di solito un bambino o un adolescente dopo la morte di un genitore lo rimpiange a lungo come un adulto, e se trova un ascoltatore che simpatizzi con lui è pronto a esprimere apertamente il proprio rimpianto. In qualche momento il bambino indugia nella speranza di un ritorno del genitore perduto; in altri momenti riconosce con riluttanza che questo è impossibile e piomba nella tristezza. Talora lo si potrà cogliere nell’atto di «cercare», oppure egli stesso riferirà di provare una sensazione vivissima della presenza della persona perduta. Ci saranno casi in cui è risentito per aver subìto una simile perdita, altri casi in cui si sentirà colpevole. Non di rado temerà di perdere anche il genitore superstite e/o la figura genitoriale sostitutiva, o avrà paura che la morte reclami anche lui. In conseguenza della perdita subita e delle ulteriori perdite temute, sarà spesso ansioso e cercherà con smania tenerezze, talora assumendo con ostinazione un comportamento che sarebbe difficile comprendere se non se ne conoscessero le ragioni.
Per quanto i bambini per lo più vivono il lutto in modo simile agli adulti, occorre ricordare che:
- Sono più dipendenti e indifesi dell’adulto, quindi abbisognano di molte attenzioni
- Sono più facilmente distraibili: se sono assorbiti da una attività possono “dimenticare” il loro dolore più a lungo e più agevolmente di un adulto. Non devono essere per questo giudicati insensibili o distaccati.
- Troppo spesso l’adulto guarda i bambini avendo determinate idee su come dovrebbero o non dovrebbero vivere il lutto; la cosa migliore invece è lasciare che essi lo vivano e lo esprimano in modo spontaneo, con i loro tempi e modi, e ricevendo tutte le risposte e le attenzioni che richiedono.
(adattato con modifiche non sostanziali da: J. Bowlby, Attaccamento e perdita, vol III, La perdita della madre. Bollati Boringhieri 2000)
