Punizioni sì o no

Il senso comune vuole che le punizioni siano viste come uno strumento che non deve mancare nell’educazione, ma è ragionevole avere almeno qualche dubbio. Ci sono bambini calmi, collaborativi e capaci di autocontrollo che tuttavia non sono mai stati puniti; ci sono altri bambini che vengono puniti, sgridati, ammoniti, svalutati, a casa come a scuola e magari nello sport. E non fanno che peggiorare. Forse il senso comune cade in un equivoco: che educare consista nel far capire quali sono le azioni sbagliate, e dunque regole, punizioni e sgridate sono come i tegami per il cuoco! In questo libro si pensa qualcosa di diverso: educare è soprattutto motivare ad azioni positive, indicare la via buona, è costruire persone adeguate e capaci, e non si riduce affatto a punire azioni negative. Educare non si riduce a dare regole. Si possono dare regole senza educare, si può fare l’uno e l’altro, e in certi casi si può perfino educare senza dare regole. Ricordate il concetto della pagina precedente: le regole sono positive soltanto all’interno di un buon legame tra il bambino e l’adulto che le propone.

Dunque punire è sbagliato? No, assolutamente non è sbagliato, ma è sbagliatissimo abusarne! 

Ricordiamo ancora il principio di base di tutto il libro:

prima cerca di capire che cosa il bambino abbia nella mente,
poi
decidi autonomamente se, quanto e quando punire.

 Qualche ulteriore indicazione:

  • anche quando state rimproverando vostro figlio, rimanete attenti a cosa il bambino abbia nella mente: dovreste stare molto in guardia di fronte alla sua paura che la sgridata possa rompere il vostro legame, perché si tratta di una paura molto angosciante, specie per i più piccoli. Quindi qualsiasi punizione non deve mai minacciare il legame del bambino coi genitori. 
  • Se un bambino è angosciato da questa paura di rottura, può fare cose per voi fastidiose, come paralizzarsi, ridere, non ascoltare, guardare altrove… in questi casi prima rassicurate il bimbo, riportatelo alla calma, poi parlategli dell’azione sbagliata che ha compiuto.
  • Se il bambino si sente in colpa o a disagio per qualcosa che ha fatto, una giusta e proporzionata punizione lo farà addirittura sentire meglio, come chi ha pagato il suo pegno. 
  • Se la sua azione ha danneggiato qualcuno (un amichetto, un fratellino, ecc.) anziché punire è bene cercare soprattutto la riparazione, il chiedere scusa, il tornare amici.
  • Se il bambino si sente inadeguato, cattivo, incapace… andateci piano con le punizioni, e cercate piuttosto di mostrare la “via buona” piuttosto che punire la cattiva. 
  • Punite i comportamenti che siete certi che il bambino possa coscientemente cercare di evitare. In pratica si può punire solo l’azione che è sotto il controllo del bambino: punireste vostro figlio perché ha la febbre o il mal di pancia? 
  • I comportamenti che possono essere puniti sono soltanto quelli consapevoli, che il bambino già conosceva come “vietati”; non sono mai da punire le incapacità, i piccoli incidenti, le sbadataggini. Su queste cose è sufficiente attirare l’attenzione del bambino e indicare il modo giusto di agire. 
  • Le punizioni devono essere immediate, brevi, proporzionate al “misfatto”. Nel dubbio, scegliete la più ridotta, piuttosto che la più pesante.
  • Ricordate di dare la precedenza alla riparazione sia del danno materiale sia della relazione con voi o, nel caso, con l’altro bambino danneggiato. 
  • Evitate di usare come punizioni cose che sono abitualmente dei piaceri naturali, e anche quelle che sono di per sé doveri avvertiti come pesanti. Esempi tipici: non punite mandando a dormire (il sonno pian piano diventerà solo una punizione!), non usate il cibo in nessun modo (“l’hai preso nel piatto, adesso devi finirlo”) e non punite usando compiti scolastici.

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