Lamentele, scenate, rinvii, distrazioni e interruzioni continue sono i problemi più frequenti che molti genitori devono affrontare nel momento in cui i loro figli devono svolgere i compiti scolastici. Vediamo qui alcuni consigli generali, che in certi casi però dovranno essere integrati da una approfondita conoscenza del bambino e del suo mondo familiare. Non dimentichiamo che anche al momento dello svolgimento dei compiti vale il principio generale: rispondi alla Domanda-base: che cosa c’è nella sua mente? poi decidi serenamente cosa fare.
Assai di frequente le “storie” che il bambino fa rispetto ai compiti sono soltanto una valvola di sfogo di problematiche che investono tutta la relazione con i genitori o almeno con il genitore che lo segue nel momento dello studio. Nei casi più tipici i figli sentono che l’eseguire i compiti è qualcosa che coinvolge molto la mamma, e che questo fatto attira molte attenzioni su di loro; essi quindi vedono nei compiti il mezzo per procurarsi una sensazione di controllo rispetto alla madre stessa. Quando è così, la cosa migliore è allentare un po’ la tensione sulla scuola ma soprattutto dare più attenzione a quegli aspetti della vita dei figli che sono al di fuori della scuola. Il punto infatti è su cosa e in quale modo diamo loro attenzioni. Un genitore preoccupato esclusivamente della scuola fa sentire al figlio che quello è l’unico ambito nel quale può intrattenere una relazione stretta con lui; spostando le attenzioni anche su altri aspetti la relazione si fa più ricca e varia. Occorre quindi spezzare il circolo vizioso dovuto ai frequenti pensieri tristi o preoccupati che contornano i compiti scolastici e in generale il cattivo comportamenti dei figli a scuola; occorre reintrodurre “pensieri felici” nel tempo passato con i figli, poter semplicemente gioire della reciproca compagnia sfuggendo al lugubre sguardo della “scimmia” dei compiti. Per questo è consigliabile concordare con i figli una fascia oraria nella quale si possono solo fare i compiti oppure nient’altro, ben separata dal resto del tempo, dove non si parla di scuola né di compiti, ma ci si dedica ad altro, possibilmente qualcosa di piacevole. In fondo a questo capitolo trovate una scheda che vi guida nell’ottenere questo risultato.
Per quei bambini che durante lo svolgimento dei compiti si mostrano infastiditi, stanchi, distratti, a disagio: non vanno puniti né rimproverati per questo, ma soprattutto consolati e rassicurati che possono farcela a terminare il lavoro. Questa è una di quelle occasioni in cui il genitore prima di gridare, minacciare o rimproverare, faccia il massimo sforzo di usare la mentalizzazione e cerchi di dare empatia verso i sentimenti del bambino. È in questo modo che imparerà pian piano a gestire da sé le emozioni che sorgono nello svolgimento dei doveri scolastici.
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